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Gazzetta di oggi

Giusto per spiegare sulla decisione del TAR su installazione ed impianto: parlare di installazione e di impianto significa che se un’installazione (così oggi prevede venga chiamata dalle vigenti normative) è composta di 10 impianti al suo interno, tutti questi 10 impianti dovranno sottostare ai limiti previsti, se anche solo uno di questi non fosse a norma, l’intera installazione è a rischio; quindi o l’Azienda rinuncia a quell’impianto nell’installazione oppure rinuncia o modifica l’intera installazione. Pertanto affermare che “i giudici frenano i ricorrenti..” è errato nella sostanza e nella forma, in quanto vi sono evidentemente maggiori garanzie non il contrario..

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“E sui criteri della perizia
i giudici frenano i ricorrenti
«Circa l’interpretazione da dare al termine “impianto” il Collegio conviene con l’orientamento prospettato dal Verificatore e cioè: che la finalità perseguita dalla citata ordinanza n. 1764/2016 sia esattamente quella di ottenere dalla verificazione una valutazione comparativa tra l’intera situazione di progetto e l’intera situazione precedente, intendendo impianto al pari del concetto di “installazione” ex art. 5 D.Lgs. n. 152/2006». Così i giudici amministrativi chiamati a decidere sull’annullamento del riesame e della voltura dell’Aia dalla Burgo alla società Cartiere Villa Lagarina (Gruppo Pro-Gest). Vicenda ingarbugliata, quella della fabbrica sospesa di viale di Poggio Reale, che intreccia procedure a sentimenti. A sollevare la necessità di chiarire cosa s’intenda per impianto era stato l’ingegnere Paolo Rabitti – consulente di Italia Nostra, Coordinamento Comitati ambientalisti Lombardia, Isde-Medici per l’Ambiente e più di 250 cittadini a titolo personale – motivando la domanda con l’evidenza che nel complesso produttivo ex-Burgo sono presenti diversi impianti Ippc. L’acronimo sta per Integrated pollution prevention and control, il nome della direttiva europea del 1996 recepita dall’Italia attraverso la normativa sull’Autorizzazione integrata ambientale. A ribadire che la verifica sul progetto di riavvio di Pro-Gest – funzionale a stabilire se si prospettino o meno modifiche sostanziali – debba considerare ogni singola attività e non la somma delle stesse, era stato quindi l’avvocato Roberto Fazzi, appoggiato dai legali degli altri ricorrenti (Comuni e Parco del Mincio). Lettura smentita dal Tar, che ha anche fissato al 20 aprile il termine per la conclusione della verificazione, affidata all’ingegnere Federico Vigano, ricercatore di ruolo del Politecnico di Milano. Al di là dell’interpretazione del termine impianto, restano le divergenze su dati e quantità, documentate anche nel verbale del sopralluogo del verificatore allo stabilimento, lo scorso 22 marzo: 1.300 tonnellate al giorno è la risposta di Francesco Zago alla domanda di Rabitti circa il quantitativo di materia prima previsto in ingresso. Più del doppio del quantitativo autorizzato alla Burgo, secondo lo stesso Rabitti, ma non per Zago. La risposta corretta? Va cercata tra gli atti.”

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