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Il comitato di via Rabin: ma questo quartiere è sano

DOPO L’aggressione

PORTO MAN­TO­VA­NO «Quan­to ac­ca­du­to rap­pre­sen­ta un fatto molto grave che me­ri­ta at­ten­zio­ne e ri­fles­sio­ne. È un ul­te­rio­re mo­ni­to a col­la­bo­ra­re tutti in­sie­me per la tran­quil­li­tà ed il be­nes­se­re, la­scian­do da parte an­ti­pa­tie e pre­giu­di­zi per­so­na­li che li­mi­ta­no op­por­tu­ni­tà e coe­sio­ne. Que­sti sono mo­men­ti nei quali le po­le­mi­che non ser­vo­no, ciò che serve è es­ser­ci per mi­glio­ra­re». Sono state le prime di­chia­ra­zio­ni uf­fi­cia­li da parte del Co­mi­ta­to Rabin al­l’in­do­ma­ni del­l’ag­gres­sio­ne che ha fatto va­cil­la­re la tran­quil­li­tà del quar­tie­re che com­pren­de via Levi e via Rabin, a due passi da Mon­ta­ta Carra, a Porto Man­to­va­no, ma sotto il Co­mu­ne di Man­to­va. L’e­pi­so­dio di vio­len­za di gio­ve­dì notte, sca­tu­ri­to da una lite tra vi­ci­ni di casa, ha ac­ce­so il di­bat­ti­to tra i re­si­den­ti della zona. I com­po­nen­ti del Co­mi­ta­to hanno in­ve­ce ri­ba­di­to il loro im­pe­gno nel­l’or­ga­niz­za­zio­ne di even­ti ed ini­zia­ti­ve che pos­sa­no fa­vo­ri­re i rap­por­ti di buon vi­ci­na­to e pre­ve­ni­re certe ten­sio­ni. «Stia­mo la­vo­ran­do per il be­nes­se­re di tutti – spie­ga uno dei re­fe­ren­ti, Marco Si­ve­ro – que­sto è stato per for­tu­na un caso iso­la­to. Per quan­to ci è pos­si­bi­le, da di­ver­si mesi or­ga­niz­zia­mo even­ti che hanno l’o­biet­ti­vo di unire il quar­tie­re, ac­co­glia­mo le ri­chie­ste che ar­ri­va­no dai cit­ta­di­ni e ci oc­cu­pia­mo di av­vi­sa­re le forze del­l’or­di­ne in caso di ne­ces­si­tà di con­trol­li. L’ag­gres­sio­ne deve far ri­flet­te­re – ag­giun­ge – ma non fa certo venir meno la bontà del no­stro quar­tie­re». Non tutti però sem­bra­no pen­sar­la allo stes­so modo. «È si­cu­ra­men­te un epi­so­dio gra­vis­si­mo – ha scrit­to sulla pa­gi­na Fa­ce­book del Co­mi­ta­to uno dei re­si­den­ti – però non dite che gli abi­tan­ti stan­no cer­can­do di fare ami­ci­zia. A mio av­vi­so non è as­so­lu­ta­men­te così, anzi siamo sem­pre pron­ti a pun­tar­ci il dito uno con l’al­tro e a se­gna­la­re a chis­sà quale au­to­ri­tà com­pe­ten­te che uno par­cheg­gia più avan­ti o più in­die­tro del con­sen­ti­to, che un altro gira col cane sguin­za­glia­to, che uno su­pe­ra il li­mi­te ora­rio, che un ra­gaz­zi­no va in con­tro­ma­no in bi­ci­clet­ta». Elena Ca­rac­cio­lo

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